Un tempo per fare cordoglio di Davide Standridge
Nella Bibbia Salomone, l’uomo più saggio che sia mai vissuto ha scritto: “Per tutto c'è il suo tempo, c'è il suo momento per ogni cosa sotto il cielo: un tempo per nascere e un tempo per morire… un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per far cordoglio e un tempo per ballare,”
Ormai quasi tutti sapete che mio papà è andato alla presenza del Signore la settimana scorsa. Ho condiviso gran parte della mia vita vicino a lui. E’ ovvio sono cresciuto sotto la sua guida, il suo amore, la sua disciplina e poi ho avuto il privilegio di lavorare accanto a lui alla Voce del Vangelo. Ho servito come una delle guide nella chiesa dove lui era pastore per molti anni. Io non l’ho scelto, ma neanche lui aveva scelto me, Dio lo ha determinato nel suo amore e la sua grazia per me.
Ma, non soltanto ho avuto il privilegio di vivere accanto a lui, ho anche avuto il privilegio di condividerlo con tanti altri.
Spesso le persone che mi incontrano mi chiedono se sono il figlio di Bill o Guglielmo. E’ un privilegio rispondergli di si e sentirsi dire che gli assomiglio tanto fisicamente. Vorrei tanto potere assomigliare a lui anche nel servizio per il Signore. So che siamo diversi e Dio lavora in tutti noi e ci usa come vuole lui. La mia speranza è di vivere una vita fedele e dedicata al Signore fina alla fine come ha fatto lui.
Voglio cogliere l’occasione per ringraziare le centinaia di persone che hanno reagito al post su Facebook e hanno scritto cose belle su papà e mamma che lo ha preceduto in cielo sei anni e mezzo fa. Grazie delle tante parole gentili nei confronti di tutta la famiglia. So che siete tantissimi e non riesco a ringraziarvi personalmente, e lo faccio adesso.
Grazie per le preghiere. Dover sperimentare la morte di un caro in un tempo dove non gli si può stargli vicino fisicamente è difficile. Gestire la morte di un caro che solo qualche settimana fa stava bene è sorprendente, in qualche modo si spera che non succeda a nessuno e neanche a te.
Davanti agli eventi che circondano il coronavirus si stanno spargendo tante lacrime e c’è tanto cordoglio. Sono state calcolate decine di migliaia di morti, che sono probabilmente di più se le statistiche fossero più realistiche.
Noi figli abbiamo potuto, attraverso la tecnologia, leggere dei salmi e cantare e pregare al telefono grazie a un dottore gentilissimo. Non siamo sicuri di quanto potesse sentirci, ma abbiamo una grande certezza, che li dove non potevamo arrivare noi è arrivata la mano amorevole di Dio.
Papà non aveva paura di morire, quello che ci diceva, da quando era diventato più limitato nei movimenti, era molto simile a quello che ha detto 2000 anni fa l’apostolo Paolo.
“Secondo la mia viva attesa e la mia speranza di non aver da vergognarmi di nulla; ma che con ogni franchezza, ora come sempre, Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Infatti, per me il vivere è Cristo e il morire guadagno. Ma se il vivere nella carne porta frutto all'opera mia, non saprei che cosa preferire”. (Filippesi 1:20-22)
Papà sapeva bene che la lunghezza della sua vita dipendeva solo dal Signore ed era desideroso di andare in cielo, ma era anche pronto ad essere usato come Dio voleva per il bene degli altri. So che Dio lo ha usato tutta la mia vita. Negli anni in cui ha vissuto in casa con me e Loredana dopo la morte di mamma, in cui abbiamo continuato a collaborare insieme e dove io ho dovuto prendere più responsabilità nello scrivere il mensile La Voce del Vangelo, mi ha sempre incoraggiato e spronato.
Il suo attaccamento al Signore e il suo desiderio di imparare meglio cosa volesse dire amare Dio e fidarsi di Lui ed essergli grato per ogni cosa, anche nelle circostanze in cui si trovava, nei mesi passati ha lasciato un profondo segno nella mia vita.
Potrei andare avanti, ma voglio dirvi che la serenità con cui papà ha vissuto tutta la vita e la sua vecchiaia non dipendevano da particolari capacità che possedesse. Erano legate profondamente alla fiducia che aveva nella sovranità di Dio e la certezza di spendere l’eternità con il Signore nel cielo. Sin da giovane aveva riconosciuto di essere un peccatore e di avere bisogno di un Salvatore. Aveva messo la sua fiducia in Gesù Cristo come suo Signore e Salvatore. Le promesse di Dio lo hanno accompagnato ogni giorno della sua vita. Ha vissuto desiderando che tutti conoscessero il suo Signore e potessero avere le stesse certezze che aveva trovato nella Parola di Dio che studiava e amava.
Come figlio con i miei fratelli e sorella facciamo cordoglio, piangiamo davanti a tanti ricordi, ma siamo sereni perché abbiamo creduto nello stesso messaggio di salvezza.
Posso capire la paura che tanti hanno, posso capire la disperazione con cui tanti devono convivere, perché la vera pace viene dalle certezze che solo Dio può dare nella sua Parola. L’apostolo Paolo ha scritto queste parole a dei cristiani veri: “Fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù morì e risuscitò, crediamo pure che Dio, per mezzo di Gesù, ricondurrà con lui quelli che si sono addormentati”.
(1 Tessalonicesi 4:13,14)
Sono sicuro che Dio ha accompagnato papà nel cielo, anche se non ero li a tenergli la mano. Nulla farebbe più piacere a papà che la sua vita di fede e certezza nella vita eterna con il suo Salvatore, porti altri ad avere le stesse certezze.
Sono sicuro che alla sua entrata nel cielo ha sentito le parole: “Ben fatto fedele servitore”.
Che Dio vi benedica e che anche voi possiate trovare speranza vera in Cristo Gesù.
Davide Standridge (da Facebook)