Notizie e pubblicazioni

Pubblicato il Set 10, 2019

Un signore inglese si trovava in India per turismo. Pur provenendo da un paese cristiano era un ateo convinto e si faceva beffe di tutti quelli che dichiaravano di credere in Dio.

Nel corso di una gita in aperta campagna entrò in un villaggio e si mise a conversare con uno del posto, un uomo anziano dall'aria distinta, che sedeva accanto alla propria abitazione, una piccola casupola circondata dal verde. Durante la conversazione emerse che quell’indiano era un cristiano fervente; era felice di parlare di Gesù Cristo e di raccontare al visitatore le cure che il Signore aveva avuto per lui da quando lo aveva accettato come suo Salvatore.

Il visitatore, guardandolo con un misto di compassione e di derisione, gli chiese: "mi sapresti spiegare, in modo chiaro e convincente, cos'ha fatto Gesù per te?". "M’ha salvato", gli rispose. Salvato? E cosa significa?"

L'indiano, senza dire una parola, si alzò e con un gesto gentile invitò il suo interlocutore a seguirlo nella campagna circostante. Giunti in una radura, prese qualche manciata di foglie secche e le pose in cerchio sul terreno. Nel mezzo del cerchio mise un verme.

Poi diede fuoco alle foglie. Le fiamme si estesero rapidamente e il povero vermiciattolo, sentendo il calore, si contorceva e cercava invano una via di scampo.

Il signore inglese lo guardava senza capire. Un attimo prima che il povero verme morisse bruciato, l'indiano lo sollevò con un rametto e lo mise delicatamente in salvo sull'erba fresca. Poi guardò l'altro fisso negli occhi e gli disse: "ecco quelloche ha fatto Gesù per me. Io ero destinato alle fiamme dell'inferno senza speranza di sfuggire, senza possibilità di scampare, perché quella è la sorte di tutti i peccatori che non vogliono accettare il perdono di Dio. Ma il Signore Gesù è morto per me. E' venuto a pagare, con la sua vita, il riscatto dell'anima mia.

E' venuto a portare Lui, su di sè, la condanna che io meritavo. Io non sono che un verme, un povero verme strappato dal fuoco e portato fra le braccia di Dio.

Quelle semplici parole andarono dritte al cuore del turista inglese e non gli diedero pace finché non cedette all'amore del Signore e non accettò per fede la salvezza che Dio da tanto tempo gli offriva in Gesù Cristo.

Pubblicato il Set 10, 2019

a cura di Nicola Martella

Si moltiplicano  coloro, che prendono frammenti di discorsi del vescovo di Roma, il gesuita Jorge  Mario Bergoglio, e ne fanno delle massime da mettere in rete come citazioni o immagini sotto rubriche come «Messaggi del papa».

Ecco le parole  di Bergoglio riportate su un’immagine: «Tutti noi siamo vasi d’argilla, fragili e poveri, ma nei quali c’è il tesoro immenso che portiamo». Tale  asserzione è vera per i cristiani rigenerati; a guardar bene, essa non è neppure  segatura del suo sacco, trovandosi già nella Bibbia. Inoltre, a tali parole  mirabili, su cui possiamo concordare, seguono subito altre parole, che stanno in  netto contrasto con la sacra Scrittura. Infatti, per  chi non conosce la sacra Scrittura, può trovare Bergoglio originale, quando parla, ma è spesso soltanto una imitazione o un surrogato del  pensiero biblico. Nelle sue parole si trova, dal punto di vista biblico, bene e  male, luce e oscurità, dolce e amaro, l’uno accanto all’altro. A parole, che si  trovano sulla falsariga della sacra Scrittura sul piano dottrinale o morale,  seguono parole, che sono in netto contrasto con la Bibbia, ad esempio:  ingiunzione a pregare Maria di Roma (quella di Nazareth non lo ha mai chiesto) e  altre creature, pregare per i morti, venerazione di statue e immagini, tutti gli  uomini quali figli di Dio e fratelli (e addirittura «carne») di Cristo, il  rosario quale medicina per l’anima, arbitrio di dichiarare beati e santi degli  uomini, specialmente i suoi predecessori, ecc.

L’originale delle  summenzionate parole di Bergoglio si trova qui e fu pronunciato già circa due  millenni fa dall’apostolo Paolo: «Il Dio che disse: “Splenda la luce  fra le tenebre”, è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la  luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge nel volto di Gesù Cristo.  Ma noi abbiamo questo tesoro in vasi di  terra, affinché l’eccellenza di questa potenza sia di Dio e non da  noi» (2 Cor 4,6s).

E ancora: «Tuttavia  il solido fondamento di Dio rimane fermo, portando questo sigillo: “Il Signore  conosce quelli che sono suoi”, e “Si ritragga dall’iniquità chiunque  pronuncia il nome del Signore”. [20] In una grande casa non ci sono soltanto vasi d’oro e d’argento, ma  anche vasi di legno e di terra; e gli uni sono destinati a un uso nobile e gli altri a un uso  ignobile. [21] Se dunque uno si conserva puro da quelle cose, sarà un vaso nobile, santificato, utile al servizio del padrone, preparato per ogni opera buona» (2 Tm 2,19-21).

Sinceramente  preferisco l’originale rispetto ai surrogati e alle imitazioni. Infatti,  come al solito, a parole che rimandano al pensiero della sacra Scrittura,  seguono immediatamente dopo altre che sono in pieno contrasto con essa. Faccio notare  che l’idolatria è una delle massime iniquità dinanzi a Dio! Jorge Mario Bergoglio non fa eccezione nella sua pratica e non se ne fa scrupolo. Anzi spiritualizza e rende accettabile ciò, che la Bibbia chiama abominio. Chi vuole essere usato come «vaso nobile» per un «uso nobile», deve santificarsi,  ossia allontanarsi da ogni iniquità, e conservarsi puro, in primis da qualsiasi formad’idolatria, che per Dio è un atto di lesa maestà.  L’idolatria, infatti, se non ci si ravvede e la si abbandona veramente,  esclude dal regno di Dio (1 Cor 6,9) e dalla città celeste (Ap 22,15) e destina  allo Stagno di fuoco, ossia all’inferno (Ap 21,8). In questo non ci sono sconti  per nessuno; anzi, chi pretende di guidare altri, avrà maggiore condanna.

Pubblicato il Set 10, 2019

L'UOMO SI GLORIA: DIO RIDE

Sgradevole e confusa polvere della terra
Diventa un uomo ben fatto nelle mani di Dio


Dio soffia nelle narici dell'uomo il Suo respiro...
Un'anima vivente, l'uomo è fatto
Dotato di saggezza da Dio
Imposto con potenza
Autorizzato a girare il mondo

Uomo, che meravigliosa creatura
Milioni di cellule nel suo corpo
Mille arterie, vene e nervi Organi, ghiandole e cinque sensi
Meraviglioso e misterioso questo corpo
Un corpo che vive sulla terra per Lui
Un'anima a supporto della vita divina
Lo Spirito di Dio lo guida
Che armoniosa trinità
L'oceano e la terra l'uomo attraversa
Esplora lo spazio dell'universo
Si vanta del lavoro del suo corpo

Prova a domare le sue conoscenze coraggiosamente
Non conosce cosa c'è nel suo interno
Non conosce dove si nasconde la sua anima
Non conosce dove lo spirito risiede
Non conosce cosa domani può accadere
Uomo che conosce solo le piccolezze
Pensa che conquisterà tutto, 

Dio che conosce tutto

Ride della follia dell'uomo

Ben Thomas (India) tradotto dall'originale

Pubblicato il Set 10, 2019

Herry Houdini il grande mago 

Harry Houdini nacque a Budapest il 24 Marzo 1874 e fu uno dei più grandi maghi e illusionisti di tutti i tempi. Fin da giovane lucchetti, serrature, porte blindate e stanze ermetiche non conoscevano segreti. Era capace in un batter d'occhio e in un sol momento di evadere da qualsiasi catena che lo teneva imprigionato.

Fu anche un grandissimo attore proprio per la sua capacità di recitare, infatti qualche anno dopo la sua morte la moglie confessò che tutta la sua vita fu una farsa, un'illusione e solo l'amore per la sua amata gli fece vivere alcuni sprazzi di realtà.

Divenne celebre anche per le sue due sfide lanciate al mondo intero davanti a giornalisti e fotografi.

La prima sfida fu quella rivolta ad astrologi, sensitivi e indovini su quali paroli d'amore la madre in punto di morte le rivelò

Conservò quelle poche righe della madre morente in una cassaforte custodita in banca e chiunque avesse pronunciato quelle parole segrete avrebbe vinto 10 mila dollari.

Molti accorsero ma nessuno riusci mai a svelare la frase misteriosa.

Houdini pensava di essere invincibile, era convinto di poter vincere qualsiasi battaglia e di essere immortale.

Così prima di morire lanciò la sua seconda e ultima sfida, la più grande, la più difficile.

Se è veramente possibile a qualcuno tornare dall'aldilà, Io Harry Houdini il grande mago lo farò".

Per molto tempo la moglie aspettò il marito ma, ad un certo punto si arrese spegnendo la candela che simboleggiava l'attesa del suo ritorno dicendo: "Anche la mia ultima  speranza se ne è andata. Non credo che Houdini possa tornare da me o da  chiunque altro. Ho mantenuto viva la fiamma accanto alla fotografia di  Houdini per dieci anni, ma è giunto il momento di spegnerla. Buona notte Harry".

Qualcun altro, centinaia di anni prima, lanciò una sfida simile a quella di Houdini.

"Io sono Gesù Cristo il Re dei Re e tornerò dall'aldilà" (Luca 9:22)

Ma al contrario di Houdini, Gesù tornò veramente e mantenne quello che poco prima aveva affermato.

Il terzo giorno dalla sua morte riususcitò e molti lo videro, non sottoforma di fantasma ma in carne ed ossa. (Luca 24:24-40).

Cristo è risorto dai morti e lo ha fatto perchè tramite la sua opera sia predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a tutte le genti. (Luca 24:46-47)

Tramite il Suo sacrificio, la Sua morte e la Sua risurrezione abbiamo trovato vittoria alla condanna che pesava su ognuno di noi e sulla quale prima non vi era alcun rimedio.

Pubblicato il Set 10, 2019

Lo scienziato credente e lo scienziato non credente. 

Mentre lo scienziato non credente era in visita presso lo scienziato credente, rimanendo ammirato di fronte ad un bel quadro che rappresentava la volta celeste, domandò: "Chi l'ha fatto?...".

"Nessuno!", rispose lo scienziato credente.
"Forse non mi ha capito", pensò il primo.
Rifece la domanda: "Chi l'ha fatto?...".
"Nessuno t'ho detto!", replico lo scienziato credente.
"Vorresti farmi credere", ribadì lo scienziato non credente, "che un bel quadro come questo non l'abbia fatto nessuno?".
"Non ti capisco", rispose lo scienziato credente, "tu te la prendi per un semplice piccolo quadro, e poi vorresti farmi credere che tutte le meraviglie che rappresenta non le ha fatte nessuno?!!". 

Dio, ispirando il Salmista ci dice: "I cieli raccontano la gloria di Dio e il firmamento annunzia l'opera delle sue mani. 
Un giorno rivolge parole all'altro, una notte comunica conoscenza all'altra. 
Non hanno favella, né parole; la loro voce non s'ode, ma il loro suono si diffonde per tutta la terra, i loro accenti giungono fino all'estremità del mondo. La testimonianza del Signore è veritiera, rende saggio il semplice. 
I precetti del Signore sono giusti, rallegrano il cuore, ristorano l'anima, illuminano gli occhi, sussistono per sempre. 
O Signore, mia Rocca e mio Redentore!" (Salmi 19:1-8 ).

Ma, riguardo gli uomini dice: "... pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si son dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato; benché si dichiarino sapienti, son diventati stupidi..." (Romani 1 ).

Pubblicato il Set 10, 2019

Tutta la parola di Dio ha come tema centrale Gesù Cristo ed il piano di salvezza per l’intera umanità, ma i libri nei quali sono esplicate nel modo più dettagliato la nascita, la vita, la morte e la resurrezione del nostro Signore Gesù sono i 4 Vangeli.

Quello su cui dobbiamo soffermarci attraverso questo studio è la nascita di Gesù e tutto quello che la Bibbia ci dice su di essa. Dei 4 Vangeli, solo quelli di Matteo e di Luca ce ne descrivono l’avvento:

MATTEO 1:18-24 “La nascita di Gesù avvenne in questo modo: Maria, sua madre, era stata promessa in sposa a Giuseppe e, prima che fossero venuti a stare insieme, si trovò incinta per virtù dello Spirito Santo…un angelo del Signore apparve e Giuseppe dicendogli: ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù…tutto ciò avvenne…”.
In questi versi non è specificato né il periodo né il luogo nel quale avvenne la nascita, ma solo la modalità del concepimento.

MATTEO 2:1 “Gesù era nato in Betlemme di Giudea, all’epoca del re Erode…”.
In questi versi, il Signore, per mano di Matteo, specifica il luogo (Betlemme) ed il periodo della nascita di Gesù (all’epoca di Erode), ma il periodo nel quale governò Erode va dal 37 a. C. al 4 d. C. quindi non è precisato il mese della nascita.

LUCA 2:1-5 “In quel tempo uscì un decreto da parte di Cesare Augusto che ordinava il censimento di tutto l’Impero…tutti andavano a farsi registrare, ciascuno alla sua città…anche Giuseppe salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme per farsi registrare con Maria, sua sposa, che era incinta.”
Questi versi ci parlano di un censimento, per registrarsi al quale tutto il popolo doveva fare molta strada: e non è pensabile che Roma lo avesse organizzato in periodi freddi e piovosi, perché questo avrebbe messo a dura prova la popolazione; dunque è decisamente improbabile che tale censimento corrisponda con il mese di dicembre.

LUCA 2:7 “Mentre erano là, si compì il tempo del parto; ed ella (Maria) diede alla luce il suo figlio primogenito, lo fasciò, e lo coricò in una mangiatoia perché non c’era posto per loro in un albergo.”
Questi versi specificano che “mentre” Maria e Giuseppe erano a Betlemme per il censimento si compì il tempo del parto…dunque, in virtù di quanto detto prima, non poteva essere il mese di dicembre.

LUCA 2:8-11 “Or in quella medesima contrada v’erano dei pastori che stavano nei campi e facevano di notte la guardia al loro gregge. E un angelo del Signore…disse loro: oggi, nella città di Davide, è nato per voi il Salvatore, che è il Cristo, il Signore.”
Questi versi ci parlano di pastori che “facevano di notte la guardia al loro gregge” e quella notte segnava il concludersi di quel giorno glorioso (“oggi”) nel quale era nato Gesù. Questa precisazione ci porta ad avvalorare la tesi che non poteva essere il mese di dicembre in quanto in zone elevate, come Betlemme (circa 800 metri sul livello del mare) fa freddo di notte e le pecore per loro natura hanno bisogno di un riparo, perché non sopportano il freddo: dunque è impossibile che i pastori le avessero tenute all’aperto se fosse stato dicembre.

Inoltre, in quelle zone, i mesi da dicembre a febbraio sono mesi piovosi ed a quei tempi ciò creava enormi difficoltà di spostamenti; quindi i pastori in quei mesi restavano nei propri ovili ed uscivano per portare al pascolo il gregge solo la mattina per rientrare, poi, la sera a mettere al riparo le pecore.

Al contrario, invece, era uso dei pastori andare per pascoli erranti nei periodi estivi e quindi il fatto che essi fossero in giro con il loro gregge di notte ci lascia supporre che vi era una temperatura mite, se non addirittura estiva.

La chiesa fino a tutto il III sec. d. C. non aveva nessuna festività natalizia. A Roma, infatti, il 25 dicembre veniva festeggiato dai pagani il dio Mithra, con riti che poi saranno assorbiti dal cristianesimo: battesimo, comunione, stretta di mano, ecc. Vi era, infatti, la tendenza ad usare feste pagane per far adattare gli idolatri al cristianesimo: in questo modo però, Gesù veniva presentato come un idolo, un essere semi-divino:

Il dio Mithra veniva anche denominato “Sol invictus” e, come già accennato, se ne festeggiava la nascita la notte tra il 24 ed il 25 dicembre, data a partire dalla quale il giorno inizia a durare di più. Ciò ha stimolato l’immaginazione identificando il giorno con la luce e questa con la sacralità: la “luce solare” simboleggiava la “Luce divina del Figlio di Dio”. Quindi la festa del Natale ha rappresentato Mithra secoli prima della nascita di Gesù;
Già nel 274 d.C., l’imperatore romano Aureliano (270-285 d.C.) decise che il 25 dicembre si festeggiasse il Dio Sole e in tutto il mondo romano quel giorno divenne una gran festa per la rinascita del “nuovo sole”, che dal solstizio d’inverno (21 dicembre) riprende il suo cammino verso l’alto, allungando, così, le giornate;
Nel 337 d.C. il vescovo Giulio scelse il 25 dicembre come giorno della nascita di Gesù, proprio perché era già un giorno di grande festa; la “nascita del sole” divenne la “nascita di Cristo”.
A questo punto possiamo affermare che biblicamente non c’è stato dato il giorno della natività: se Dio avesse voluto farci rammentare il giorno della nascita di Gesù, avrebbe potuto farcelo conoscere così come ha fatto per le feste ebraiche. Di queste ultime ne citiamo alcune:

La Pasqua: ricordava la liberazione degli israeliti dalla schiavitù (Esodo 12: 14;42);
Festa della Mietitura o delle Primizie: ogni israelita doveva offrire le primizie del proprio raccolto al Signore come ringraziamento dell’abbondanza ricevuta. (Es. 23:16).
La festa della Capanne o della Raccolta: durava 7,8 giorni durante i quali si soggiornava in capanne di fogliame. Si celebrava la fine del raccolto e della vendemmia e contemporaneamente si ricordava il soggiorno nel deserto trascorso sotto le tende (Lev. 23:34-44).
Dalle feste pagane il cristianesimo ha tratto simbolismi e tradizioni tra cui:

Il Presepe;
L’Albero di Natale;
Babbo Natale;

- Il Presepe in Italia, è stato realizzato per la prima volta nella notte tra il 24 ed il 25 dicembre del 1223 da San Francesco ed i suoi frati tra le montagne di Greccio, vicino Rieti.

Si racconta che Mithra nacque in una grotta ed oggi possiamo notare che molti di questi “Presepi” sono ambientati in una grotta quando, invece, nel Vangelo di Luca si parla semplicemente di una casa e di una mangiatoia senza, però, specificare se è il Bambino ad essere portato in una stalla o piuttosto è la mangiatoia ad essere portata in casa, come sarebbe più logico! Quanto all’asino e al bue, non vi è nessuna traccia scritta nei Vangeli (Luca 2:7).

- L’ Albero di Natale ha in realtà un’origine religiosa, anche se non cristiana. La tradizione di piantare ed ornare un albero nel periodo di Natale risale ai popoli germanici e fonda le proprie origini in vari culti:

Presso i Celti, i cui sacerdoti avendo notato che gli abeti rimanevano sempre verdi anche durante l’inverno, iniziarono a considerarli come simbolo di lunga vita e di fertilità; così cominciarono ad ornarli nelle feste invernali attribuendogli la facoltà di allontanare dalle case gli spiriti maligni; Presso i Teutoni (tribù germanica del IV sec. d. C.) si era soliti piantare un grosso abete ornato di ghirlande e bruciare un enorme ceppo nel camino per festeggiare il passaggio dall’autunno all’inverno. Il ceppo aveva un significato simbolico: si bruciava il passato e, dal modo di ardere del legno, si cercavano di cogliere i presagi su come sarebbe stato il futuro. Tale atto veniva fatto durante il solstizio d’inverno (21 dicembre).

- La tradizione di Babbo Natale, nasce dall’esistenza e dall’operato di San Nicola. Dopo la sua morte, infatti, iniziarono a circolare molteplici leggende su di lui ed una di queste racconta che Nicola portava doni alle famiglie povere scendendoli dalla canna fumaria dei camini o passandoli dalle finestre: così Nicola divenne per le persone “il portatore di doni”. Si racconta, inoltre, che in questo lavoro si faceva aiutare da un asinello sul quale appoggiava i sacchi pieni di cibo.

Questa storia fece il giro del mondo ed oggi questo personaggio in Olanda si chiama Sinter Klass, in America Santa Claus, in Italia Babbo Natale e così via…ed ogni nazione, per ragioni di interessi economici, ha modellato la storia creando un alone di mistero intorno a questo personaggio ed al suo operare, al punto tale da farne un personaggio quasi reale attraverso il quale diviene molto più semplice la vendita dei “doni” natalizi (ecco perché, probabilmente, la sua presenza è associata proprio al periodo di Natale).

Così in tutto il mondo Babbo Natale è identificato come un vecchio uomo con un grosso pancione, la barba bianca ed il vestito rosso che, aiutato da personaggi di pura fantasia (i folletti), porta doni ai bambini buoni con una slitta trainata da renne che addirittura riescono a volare!

CONCLUSIONE: Il “plagio” della religione mitraica e di altri culti pagani da parte dei cristiani cattolici è una prova evidente che il cattolicesimo si è andato formando sulla base di religioni preesistenti e non sull’insegnamento originale di Gesù. Il cattolicesimo deve il suo “successo” alla sua capacità di assorbire le credenze popolari già presenti e alla sua abilità nel sostituirsi alla religione pagana, ad.attando se stesso ai gusti delle masse e addirittura modificando le proprie dottrine, se necessario, per renderle più “gradite” ai devoti. Una sola cosa la chiesa cristiana cattolica non ha mai modificato: la propria autorità sulle coscienze, sui popoli e sulle nazioni.

Ed ora un appunto di Giancarlo Farina:  

Buon Natale a “modo mio” di giancarlo farina

Natale è per me un momento importante come importante è il rapporto con il nostro Salvatore. Ancora una volta voglio dire: “Buon Compleanno, Gesù…”

Vi abbraccio tutti, Giancarlo

Non è un telegramma di

auguri

(Buon Natale e Buone Feste).

Non è una dichiarazione che siamo perdonati (vabbè, scurdàmuci o passato e arrivederci a tutti in paradiso).

Natale non è una promessa elettorale che ci sarà un condono tombale per tutti (tranquilli, non preoccupatevi più) e che tutti i guai che abbiamo combinati sono con un solo tocco magicamente scomparsi (pim pum pam, tutto a posto).

Natale non è una vaporosa o fantasmagorica apparizione in un sogno dove tutto il mondo (abracadabra) è divenuto meraviglioso.

Natale non è una visita di cortesia o di obbligo (toccata e fuga e chi s'è visto s'è visto).

Natale è una presenza,

una presenza costante, definitiva, di un Dio che amerà senza pretese, senza ripensamenti e senza rimpianti.

Natale è una incarnazione, cioè: il Figlio di Dio è venuto tra noi,

e ormai è uno di noi, uno come tutti gli altri,

che abita come noi in questo sporco fastidioso mondo,

che viene per noi,

per essere cammino di luce e indicarci una via,

per essere vittoria su ciò che è morte e donare amore.

Nessuno può dirgli: ma tu chi sei? che ci fai qui?

Che ci vieni a raccontare? che ne sai dei nostri guai?

che cosa rappresenti per noi?

Avevamo un progetto e un sogno: essere come Dio.

Ma non ci siamo riusciti e non potevamo farlo.

Ma Dio ora realizza il suo progetto e il suo sogno: diventare Uomo!

Coraggio! La vera rivoluzione è iniziata; scegliamo Gesù! (cit)

 

 

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